Alla fine degli anni sessanta
si assiste in Inghilterra alla nascita di un gruppo di
chitarristi rock di formazione blues, tra i quali citiamo
Eric Clapton, Jimmy Page, Jeff Beck, Rory Gallagher, Peter
Green…… e Mick Abrahams. A quel tempo l’abilità
di Mick Abrahams alla chitarra era considerata al pari
dei suoi contemporanei, ed ora, circa trent’anni dopo,
egli suona meglio che mai. Le radici della carriera musicale
di Mick sono le stesse di tutti gli aspiranti chitarristi
nella metà degli anni sessanta, prendendo parte
in gruppi di R&B quali “The Hustlers”, “The Toggery
Five”, “Screaming Lord Sutch”, “Neil Christian’s Crusaders
(per sostituire Jimmy Page) e la sua band McGregor’s Engine.
Alla fine del 1967 è uno dei fondatori di “Jethro
Tull”, band che già nel 1968 ha costruito una reputazione
basata sulla chitarra blues di Mick e il flauto “selvaggio”
di Ian Anderson. Il loro particolare “gusto” blues, jazz
e rock lo ritroviamo nel primo album “This Was”, un successo
immediato nel Regno Unito. Ma le loro forti personalità
li porta spesso a delle incompatibilità per cui
Abraham decide di lasciare il gruppo nel 1968. Mentre
“Tull” intraprende una nuova via lontana dal blues sotto
la guida di Anderson, Mick forma la sua band “Blodwyn
Pig” con un amico hippy reduce da un’esperienza buddista.
I loro due album, “Ahead Rings Out” (1969) e “Getting
To This” (1970), sono una piacevole amalgama di blues
“progressivo” e di influenze jazz del sassofonista Jack
Lancaster; entrambi gli album restano ai vertici delle
classifiche del Regno Unito per molte settimane. Anche
l’America accoglie favorevolmente la band nel corso di
due tour. A questo punto il destino della band sembra
essere uno dei più rosei ma le differenze musicali
si fanno sentire e Mick lascia il suo stesso gruppo, il
quale si scioglie essendogli venuta a mancare l’ ”energia
vitale”. I primi anni settanta vedono Mick a “Top Of The
Pops” e “In Concert” a Radio One con la “Mick Abrahams
Band” mostrando due album rock basati su una fantastica
chitarra (“A Musical Evening With Mick Abrahams” (1971),
“At Last” (1972)). La band incontra un grande successo
in tutta Europa ma le compagnie discografiche sono meno
incoraggianti; dopo una breve riunione di Blodwyn Pig
nel 1974, immortalata “live” da Radio One, un disilluso
Mick Abrahams lascia il mondo della musica professionistica.
Ora, nel nuovo millennio, il lavoro di incisione di Mick
Abrahams è più attivo che mai. Dopo aver
dedicato il resto degli anni settanta ad altre attività,
apparendo solo occasionalmente in concerti benefici per
ricordarci cosa fosse un grande chitarrista, Mick, persuaso
dall’entusiastica risposta dei fans, decide di “resuscitare”
“Blodwyn Pig”. Lontano dallo sfruttare le passate glorie,
Mick ha dedicato gli anni novanta alla scrittura e all’incisione
di nuovi brani, sia con “Blodwyn Pig” che da solo. Il
disco “All Said And Done” (1991) comprende una selezione
di nuove canzoni e di successi dal vivo, mentre “Lies”
(1993) è una raccolta di brani d’autore. Il dinamismo
della band in concerto è “catturato” nell’album
live “All Tore Down” (1994); l’album solista “Mick’s Back”
è caratterizzato da una musica blues elettrica
e contiene quattro nuovi brani e diversi “standard”. Nel
frattempo ha partecipato come ospite in album di altri
artisti , notoriamente per l’album tributo a Peter Green.
Nel 1996 incide un rimarchevole album (“One”) basato sulla
chitarra acustica accompagnata in quattro brani da mandolino,
armonica, e dal flauto dell’ amico dei tempi di “Jethro
Tull” Ian Anderson. Il ritorno alla collaborazione con
Anderson risale ai primi anni novanta con un paio di apparizioni
“live” per i raduni dei fans, ed è continuata con
la speciale apparizione di Mick in qualità di ospite
ai concerti di “Jethro Tull”; anche Ian ha partecipato
in qualità di ospite ad alcuni concerti dei “Blodwyn
Pig”. Mick continua a produrre musica: “See My Way” dimostra
ulteriormente la sua abilità musicale in vari generi;
si avvale della collaborazione di artisti quali Elliott
Randall, Dave Bronze, Geoff Whitehorn e Jim Rodford, per
citarne solo alcuni. E’ questo forse il miglior album
di Mick, album che evidenzia in lui un nuovo interesse
in qualità di produttore, ma che rimarca la sua
dedizione alla scrittura e produzione di grande musica
di influenza blues, country, rock e jazz. I fans hanno
accolto il ritorno di Mick con grande entusiasmo.
Nell’occasione MICK ABRAHAMS si presenta in trio con CLIVE
BUNKER, il mitico batterista con il quale ha diviso i
primi passi nei Jethro Tull, ed il bassista ANDREA GARAVELLI,
solitamente con Beggars Farm.
|